Dai risultati della nostra indagine emergono tutt’oggi fortissime disparità salariali di genere, che interessano tutti i livelli d’inquadramento contrattuale.

Qualche anno fa James Brown ci ricordava, in una delle sue canzoni immortali, che questo è un mondo di uomini, ma non sarebbe nulla senza le donne. Possiamo dire, purtroppo, che questa frase non vale a pieno per il mercato del lavoro, un “mondo” ancora troppo appannaggio degli uomini. E proprio qualche giorno fa, il 17 febbraio 2021, il neo-Presidente del Consiglio Mario Draghi si è espresso in questo modo durante il suo intervento al Senato:

“L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.

Dai risultati dell’indagine realizzata per l’Osservatorio sulle Retribuzioni dei lavoratori italiani, si evince chiaramente, e con un certo stupore, che nel paese ci sono delle fortissime disparità salariali di genere, nonostante i dati raccolti si riferiscano tutti alla contrattazione nazionale. A livello aggregato, una donna percepisce una retribuzione mediana netta pari a 1.367 €, 110 € in meno di un uomo (1.477 €).

Questo differenziale aumenta in modo consistente se si circoscrive l’attenzione sui lavoratori/lavoratrici con un basso inquadramento: la busta paga mediana netta di un uomo si attesta a 1.418 €, mentre quella di una donna si ferma a 1.200. Si registra, pertanto, un differenziale di circa 220 € (il 15%): un’enormità che appare poco giustificabile in un mercato del lavoro che dovrebbe garantire la parità di genere.

Migliore, ma comunque presente, la differenza di genere che interessa i lavoratori con un inquadramento medio. In questo caso, una donna percepisce una retribuzione mediana netta di 1.428 €, mentre quella di un uomo si assesta a 1.503 € (+75 €).

Gender Pay Gap in Italia: inquadramento medio

L’ITALIA E’ AL 76° POSTO NEL MONDO NELLA PARITA’ DI GENERE

Il 2020 si è appena concluso e ha rappresentato un’annata importante per quanto riguarda il tema dell’uguaglianza di genere. Sono ricorsi, infatti, gli anniversari della Dichiarazione Onu di Pechino per l’avanzamento delle donne nella società (25 anni ) i dieci anni dalla fondazione di UN WOMEN, l’Ente delle Nazioni per l’uguaglianza di genere e i cinque anni dall’adozione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, tra cui, appunto, troviamo l’uguaglianza di genere.

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Di progressi ne sono stati fatti, ma le disparità persistono, soprattutto sul mercato del lavoro, dove le donne sono a tutt’oggi notevolmente meno pagate degli uomini. Secondo i dati del Global Gender Gap Report 2020, l’Italia infatti occupa il 76° posto su 153 Paesi nella parità di genere.

La situazione è ancor più critica se si circoscrive l’attenzione esclusivamente all’area europea. Come potete vedere, peggio dell’Italia fanno solo Repubblica Ceca, Russia, Grecia, Malta e Ungheria.

GENDER PAY GAP IN ITALIA: UNA BATTAGLIA DI TUTTI

Appianare il Gender Pay Gap in Italia resta una battaglia vitale. È necessario adottare soluzioni volte ad appianare le differenze di genere non solo in campo lavorativo, ma nella quotidianità: a partire dai livelli d’istruzione fino agli strumenti di sostegno alla genitorialità condivisa e di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Come ha rimarcato chiaramente il Presidente Draghi, serve un nuovo sistema di welfare, ma, soprattutto, serve un deciso cambio di passo che trasformi l’uguaglianza de iure – le cosiddette “quote rosa” – in una de facto.

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